Sospesi in un limbo di quiete, in apparenza lontani dalla frenesia in cui la vita si muove, immersi in una realtà geografica ben precisa ma allo tesso tempo una landa che ha creato un vuoto all’interno di quella stessa realtà, le terre magre hanno negli anni saputo ritagliarsi quell’importanza di unicità naturalistica che ormai è andata ovunque scomparendo. Le terre magre, un luogo in apparenza senza tempo, che ospita specie di flora e fauna alle volte uniche, e che noi conosciamo con il nome di Magredi.

Magredi del Ccellina

Un luogo nato dall’accumulo di ciottoli e sassi portati a valle dalle acque dei fiumi Cellina e Meduna, e dalle violente piogge che nei secoli hanno scavato profonde gole che attraversano le montagne a nord della grande V formata da questi due corsi d’acqua. Acque calme e placide che però sanno essere feroci nei periodi di piena, hanno così creato una landa che ha una sua biodiversità e una sua vita, un proprio respiro che si muove al ritmo delle acque che quei fiumi portano verso la pianura. Acque che hanno plasmato il territorio a ridosso della pedemontana pordenonese, lì dove termina la pianura padana a est e iniziano le Dolomiti Friulane e le Prealpi Carniche.

Magredi's land

È in questa sconfinata terra, tra i prati stabili e i ciottoli dei fiumi, che mi immergo durante le mie uscite in mountain bike. Una terra che si presta a ospitare le diverse forme di turismo lento, quello che porta l’ospite a riscoprire un paesaggio nuovo, dimenticato, desolato e all’apparenza disabitato. Le terre magre sono anche questo, soprattutto in un periodo come quello attuale. Un’opportunità turistica che offre al visitatore un luogo nel quale immergersi totalmente, nel quale respirare il microclima e il calore che questo deserto di sassi rilascia d’estate, in cui il vento accarezza la mia pelle e l’erba, che sembra danzare.

Magredi percorsi MTB

Mentre avanzo in questa landa, esplorando vie che i Magredi custodiscono gelosamente, mi sento come uno di quegli esploratori che nell’ottocento viaggiavano in terre lontane alla ricerca di un mondo nuovo da scoprire. Un mondo che ho dietro casa, e nel quale mi inoltro in punta di piedi rivivendo ogni volta l’esperienza che quegli uomini devono avere provato. Qui, solo, mi muovo lento, ogni volta scoprendo nuove strade, per me ignote, che imparo a fare mie perdendomi, osservando, ascoltando la vita di questo meraviglioso territorio che mi ospita, senza cacciarmi. Attendo in silenzio di conoscere la via da seguire, senza paura, perché sono già a casa. Qui, dove il suono della vita moderna appare lontano, il frinire delle cicale in amore si espande d’estate nelle ore più calde come una coperta che mi accompagna nel mio vagabondare. Ascolto il richiamo, questo canto ipnotico che come quello delle sirene mi attira come fossi un marinaio all’interno di un mare sempre più vasto e dimenticato da tutti.

Un mondo che ho dietro casa, che muta aspetto a ogni temporale, nel quale mi muovo costeggiando alle volte il corso di uno dei due fiumi che formano la grande V al centro della pianura friulana, mentre in altre m’immergo al suo interno con assoluta ammirazione, spaziando con lo sguardo l’infinito che mi circonda e che mi lascia ogni volta senza fiato. Prati che si aprono attorno a me senza confini, distese verdi interrotte dal greto del fiume che con il suo grigio e bianco squarcia il paesaggio donandogli quell’unicità e singolarità che ne decreta la sua assoluta bellezza. Ogni tanto un corso d’acqua di risorgiva appare tagliandomi la strada, come a voler fermare la mia avanzata, la mia intrusione in un magico territorio che vuole restare tale. Il suono dell’acqua che scorre lenta mi ricorda che il ritmo della nostra vita lo scegliamo noi. Lei oggi ha scelto di scendere placidamente verso la pianura, ci saranno altri momenti in cui la sua irruenza cambierà ancora una volta il paesaggio, prima di decidere di scomparire nuovamente sotto decine di metri di sassi bianchi. E mentre con il mio correre lento ritrovo la via di casa, e in lontananza i monti osservano distratti il mio errare, l’occhio attento di un cielo azzurro mi accompagna tra prati in fiore.

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